Un bel sabato primaverile, sole, un po’ di vento: è proprio marzo, niente di meglio per fare due passi. Ma da soli è triste,magari più di 80 bambini e una trentina di adulti sono già una buona compagnia. Questo dovrebbe aver pensato don Emanuele mentre elaborava come aprire in modo comunitario il periodo di Quaresima.
Così sabato 9 marzo appuntamento ai giardini per tutti i gruppi del catechismo: bambini, catechisti e volonterosi genitori.
Però siamo ancora pochi, avrà considerato il don, aggiungiamo anche il gruppo dei giovanissimi Azione Cattolica: ecco, ora si può fare!
Il nutrito gruppo, radunato all’ombra dei pini dei Giardini Pubblici, fa semicerchio e don Emanuele (voce narrante) ci introduce nel racconto interpretato dai giovanissimi acr.

La storia di un figlio che lavorando con il vecchio padre e con il fratello realizza che quella non è la sua vita e con i soldi che riceve in anticipo sulla sua eredità, parte per realizzare i suoi sogni. Tutti siamo attentissimi i bambini al primo ascolto, noi adulti catturati dalla freschezza con cui viene rappresentato.
Ci mettiamo in cammino e arriviamo vocianti all’interno di palazzo Bettini, poi di nuovo silenzio, il racconto continua.
Il giovane in realtà spende i suoi soldi per abiti, allegre serate e cose che gli svuoteranno le tasche e il cuore.
Si riparte, arrivati a Piazza delle Monnighette, il racconto riprende e assume le tinte del dramma. Il ragazzo ormai povero si umilia fino a diventare guardiano di porci, quasi fino ad identificarsi con lo sporco e la loro puzza. Per lui, ebreo, è uno sporco che contamina fin nell’anima, così come le sue scelte sbagliate lo hanno ferito e sporcato interiormente. Ancora qualche passo, il gruppo arriva in piazza antistante il Duomo dove il racconto si conclude: il vecchio Padre ha sempre atteso il ritorno del figlio, lo vede, gli corre incontro incurante di chi debba fare il primo passo, l’amore è incondizionato.
Un abbraccio, l’ordine ai servi di restituire al ragazzo, attraverso l’anello e il suo mantello, la sua dignità di figlio.
Qualcosa sembra guastare questo momento di gioia, il figlio maggiore, non capisce perché suo padre sembra preferire questo fratello infedele, che gli ha voltato le spalle e che ha abbandonato la casa facendo solo scelte sbagliate. Si ribella, esprime la sua rabbia.
Il Padre abbraccia i suoi figli, il Suo amore è infinito per entrambi, anche per il figlio apparentemente giusto, ma che forse lo ama di meno e confida di più su se stesso, sulla sua rettitudine, magari per convenienza. Nessuno è perfetto, ma il Padre ama i suoi figli fragili, imperfetti che sanno pentirsi, che tornano ad amare, così come ama quelli apparentemente perfetti, pronti però a presentare il prezzo della loro fedeltà.

Entriamo in Duomo, passando sotto il manto rosso che è stato il mantello del Padre, fatto indossare al figlio come segno del suo perdono. Un ultima preghiera, il salmo 135 a cori alterni, ragazzi, ragazze, catechisti e genitori per ricordare:
“Rendete grazie al Signore perché il Suo Amore è per sempre”.
Così abbiamo aperto il tempo di Quaresima, un cammino di quaranta giorni che, come ci ha detto il Papa, serve per abbandonare il peccato e ci condurrà fuori “dal deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini.”
T.B.